Stefania Ramella ha scritto...

"Siamo a Milano, dove ogni via cittadina si dispiega in un lungo storyboard composto dalle vetrine dei suoi negozi. Gli abiti hanno senza dubbio il ruolo di protagonisti, qui, nella capitale italiana della moda. Sono vere opere d’arte, così come i manichini che li indossano e come gli allestimenti delle vetrine che li espongono. Elegantemente impegnati in misteriose e immobili azioni, i manichini osservano i passanti con volti privi di sguardo; e allo stesso tempo si offrono alla vista al di là di un sottile muro di vetro, dove l’immagine di ciò che sta all’interno si sovrappone all’immagine riflessa di ciò che esiste al di fuori. Come un simbolico sipario, la vetrina distingue con delicatezza solo apparente lo spettacolo dallo spettatore, il mondo fittizio da quello reale. Come i tratti del volto e come gli oggetti personali, anche i vestiti possono raccontare la storia di un individuo. Essi rappresentano il sottile involucro che protegge l’uomo dall’ambiente esterno e al tempo stesso il primo e più diretto strumento di comunicazione con esso, con le altre persone. Gli abiti dicono chi siamo, o meglio chi vorremmo essere agli occhi di chi ci osserva. Questa metaforica fusione tra individuo e contesto esterno attraverso i propri vestiti è l’oggetto delle composizioni visive di Silvano, la cui vasta gamma cromatica e il cui tratto deciso ricordano brani di standard jazz di cui il pittore è appassionato, e da cui sono tratti molti dei titoli delle sue opere."

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