Ci sono tempi che sembrano immobili, congelati, immersi in un silenzio innaturale che l’orecchio sostituisce con un fruscio ostinato.
Sono lunghi momenti nei quali ti senti sospeso per aria, con disagio, perché i tuoi piedi non trovano un appoggio e le tue mani non hanno un appiglio.
Sei appeso.
Ne sei consapevole, ti vedi, vista fronte, vista retro, dondoli e giri su te stesso.
Ti senti leggero.
Ma cosa succede? Come è potuto capitare?
Non lo sai.
Però sai che qualcosa, un filo ad esempio, ti tiene appeso a un gancio, o viceversa.
Sembrerebbe naturale a chiunque far di tutto per tagliare il filo o liberarsi del gancio interrompendo così il fastidioso disagio.
E invece no, tu indugi in quella posizione nel cercare di capire cosa sta succedendo e fra i diversi pensieri l’idea di tornare con i piedi per terra non ti sembra neanche desiderabile, anzi.
Pare più attraente prolungare questo stato, quasi fosse un sogno lucido che sta per finire sul più bello.
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